Spazio Magazine News!

A cura della Redazione di SPAZIO MAGAZINE

Cari amanti dello spazio, un’altra settimana piena di meraviglie spaziali. Siete pronti? 5,4,3,2,1…lift-off!

I cinesi sono su Marte!

Il 15 maggio, la Cina ha fatto atterrare su Marte il suo rover Zhurong. Congratulazioni, Cina! Questa è stata sicuramente la parte più difficile della missione su Marte e l’operazione più impegnativa nello spazio profondo per l’agenzia spaziale cinese (CNSA). Il luogo di atterraggio è stato Utopia Planitia. La prossima settimana, il rover scenderà dal lander e inizierà la sua missione scientifica di 100 giorni per esplorare l’ambiente marziano.

Il rover cinese. Credito: CNSA.

Nel frattempo, Perseverance è stato molto occupato a svolgere indagini geologiche marziane e sulla Terra, il rover europeo Rosalind Franklin continua a fare progressi per unirsi alla famiglia marziana il prossimo anno.

Missione fallita di Rocket Lab

Il 15 maggio, Rocket Lab ha fallito la sua missione (la seconda quest’anno). Sembra che per ragioni non rivelate il secondo stadio si sia spento pochi secondi dopo l’accensione causando la fine della missione. Trasportava due satelliti commerciali. Speriamo che il team impari da questa esperienza e la usi come un modo per continuare a migliorare e crescere.

Trovata acqua su un Meteorite

Gli scienziati, per la prima volta, hanno scoperto acqua liquida su un meteorite. I ricercatori l’hanno trovata in un meteorite caduto sulla Terra nel 2012 e questo apre tante domande. L’acqua è l’origine della vita: è nata sulla Terra o è arrivata dallo spazio? Tante domande ancora senza risposta. Una scoperta eccitante di sicuro.

SpaceX va in orbita con Starship

Dopo l’ennesimo successo della missione Falcon 9 Starlink, SpaceX ha delineato i suoi piani per il suo primo volo orbitale in una finestra temporale di 6 mesi che potrebbe iniziare già il prossimo 20 giugno. Si tratta di una dimostrazione orbitale sperimentale e un test di recupero del veicolo Starship. Sia il booster SuperHeavy che la Starship sono pianificati per atterrare sull’oceano per motivi di sicurezza, ma perché questo piano diventi realtà e perché possano lanciare non solo hanno bisogno di avere il razzo pronto, ma anche di un’approvazione della licenza FAA che non è ancora stata concessa.

Programma spaziale indiano

Jayakumar Venkatesan, CEO di Valles Marineris, CEO di Cygnus Aerospace e CTO di Synergy Moon ha recentemente rilasciato una intervista dichiarando: “Le principali sfide attuali sono lo sviluppo del primo programma di volo spaziale umano dell’India, lo sviluppo di veicoli spaziali a misura d’uomo e i test. L’India sta anche progettando missioni di esplorazione della luna. ISRO sta anche progettando una missione su Venere e Marte nel prossimo futuro. In India, la partnership pubblico-privato è abbastanza difficile nel settore spaziale, speriamo che questo migliori nel prossimo futuro: possiamo già vedere un enorme attraverso la NASA, l’ESA, il CNSA, e altri. Attualmente stiamo lavorando ai simulatori di addestramento della navicella Soyuz per l’addestramento dei cosmonauti e le missioni di atterraggio lunare, preparando gli astronauti a volare e vivere sulla luna nelle missioni previste per il prossimo decennio”.

Credito: Vallis Marineris

Turismo spaziale

L’agenzia spaziale russa ha annunciato questa settimana che il prossimo 8 dicembre 2021, due turisti giapponesi voleranno sulla Stazione Spaziale Internazionale per un’esperienza di 12 giorni, e sempre quest’anno, un film chiamato “Challenge” sarà girato a bordo della ISS. La spedizione di astronauti-attori che volerà il prossimo 5 ottobre, ha superato con successo i controlli medici e si sta preparando a volare.

L’immagine della settimana è mozzafiato: il nostro pianeta visto dalla ISS con una splendida vista di una navicella Soyuz. Credito: NASA e ISS

Prossimi lanci ed eventi

Lunedì 17 maggio – ULA Atlas 5 – SBIRS GEO Flight 5

Mercoledì 19 maggio – CNSA Long March 4B | Haiyang 2D

Giovedì 20 maggio – CNSA Long March 7, Tianzhou 2. Prima missione di rifornimento alla stazione spaziale cinese

Spazio Magazine News!

A cura della Redazione di SPAZIO MAGAZINE

Marte

L’elicottero marziano Ingenuity ha completato con successo il suo quinto volo! Questa volta si è trattato di un viaggio di sola andata progettato per iniziare a studiare come può aiutare il rover in attività come lo scouting, facendo osservazioni aeree di aree non accessibili dal rover, o scattando foto dettagliate da altitudini atmosferiche. Le lezioni apprese da queste attività saranno molto utili per la futura esplorazione aerea di Marte e di altri mondi. Il suo quarto volo è stato catturato in video, E AUDIO per la prima volta, dal rover Perseverance  guarda qui.

Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno recentemente annunciato la prima donna astronauta araba, hanno confermato che la sonda “Mars Hope” è pienamente operativa ed è già in “modalità scientifica” da più di due settimane.

La Cina fa innervosire tutti

Dopo aver messo in orbita con successo il modulo centrale della stazione spaziale, la prima missione cargo senza equipaggio Tianzhou-2 è pronta per essere lanciata questo mese (il 20 maggio) con propellente e carico supplementare per la stazione. Tutti sono stati molto nervosi per il modo potenzialmente mortale con cui i cinesi hanno gestito il rientro incontrollato dei loro razzi sulla Terra. È finito nell’Oceano, ma questo modo di gestire i detriti spaziali è tutt’altro che ottimale… Vediamo se c’è abbastanza pressione internazionale su di loro per cambiare le loro operazioni.

La settimana di SpaceX

SpaceX ha fatto il suo primo atterraggio con l’astronave questa settimana. È uno spettacolo che vale la pena di guardare di sicuro! Segna una pietra miliare molto emozionante per il programma e porta un meritato sollievo a tutti coloro che seguono l’azienda dopo diversi precedenti test “falliti”. Se non avete ancora avuto la possibilità di vederlo in azione, il video qui. Inoltre, Elon Musk ha twittato che SpaceX potrebbe ri-volare l’astronave SN15 dopo questo storico atterraggio, quindi dovremmo essere pronti per altri emozionanti test molto presto.

Tutto questo sta accadendo nonostante la politica intorno al programma lunare di SpaceX. La NASA ha detto a SpaceX di fermare lo sviluppo di Artemis HLS dopo le proteste dei suoi rivali, quindi quel programma è fermo per ora… ma questo non significa che SpaceX debba fermare lo sviluppo di Starship: ed è quello che stanno facendo.

Questa settimana ci sono stati altri due lanci di satelliti da parte di SpaceX. In primo luogo, hanno completato con successo il 25° lancio operativo del satellite Starlink, hanno fatto atterrare perfettamente il booster e hanno rivelato che il servizio internet satellitare ha già ricevuto più di mezzo milione di preordini.

E poi, una pietra miliare della riutilizzabilità: hanno fatto volare un booster Falcon per una 10° volta RECORD oggi, solo 56 giorni dopo il suo volo precedente. Questo booster ha già volato dieci volte!!!! Passare da “i razzi non possono essere riutilizzati” a “questo razzo ha già volato dieci volte” nel giro di pochi anni è strabiliante.

I Concorrenti

E i loro concorrenti? Che progressi stanno facendo? Stanno rimanendo indietro, ma sembra che luglio sia il loro mese:

Blue Origin ha in programma di far volare il suo primo astronauta il 20 luglio e Boeing ha programmato un secondo volo di prova senza equipaggio della navicella commerciale Starliner per il 30 luglio dopo diversi ritardi. Volerà e si aggancerà alla ISS, e secondo Boeing, non sarà prima perché è troppo occupato lassù! XD – Con tutte le navicelle attualmente attaccate alla stazione, non ci sono “parcheggi” liberi per loro fino a luglio.

Il Dream Chaser di Sierra Nevada, un altro concetto molto interessante per i viaggi spaziali commerciali, è autorizzato per l’atterraggio sulla pista della Florida più tardi nel 2022.

A proposito di spazio commerciale: mentre l’industria spaziale commerciale continua a fare progressi, la NASA ha rilasciato un nuovo listino prezzi per le missioni di astronauti privati che visitano la ISS, aumentando notevolmente il biglietto medio per tenere conto di tutte le spese che comporterebbe per l’agenzia. Questo avrà sicuramente un impatto sui voli commerciali, ma ha un senso totale per le missioni che non sono scientifiche o strategiche.

OSIRIS-REx sta tornando

Dopo due anni di studio dell’asteroide Bennu, di raccolta di campioni e di orbita che ha fatto la storia (l’orbita più vicina di un corpo planetario da parte di un veicolo spaziale e anche il fatto che Bennu è il più piccolo oggetto celeste mai orbitato da un veicolo spaziale costruito dall’uomo), OSIRIS-REx sta iniziando il suo viaggio di ritorno a casa, portando indietro il più grande campione raccolto da una missione NASA da quando gli astronauti dell’Apollo tornarono con rocce lunari.

Immagine del mese

L’immagine del mese viene da Venere. La Parker Solar Probe della NASA lo ha visitato recentemente (nel luglio 2020) e ha rilevato un segnale radio naturale proveniente dalla sua atmosfera, aiutandoci a capirlo meglio. Credito: NASA/Johns Hopkins APL/Naval Research Laboratory/Guillermo Stenborg and Brendan Gallagher

Lampo nella notte

di: Patrizia Caraveo

Professoressa, nel 2009 è stata insignita del Premio Nazionale Presidente della Repubblica. Nel 2014 Women in Aerospace Europe le ha conferito l’Outstanding Achievement Award e Thomson Reuters l’ha inserita nella lista degli Highly Cited Researchers, oltre a ricevere il titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. 

L’articolo completo è disponibile su SPAZIO MAGAZINE

 

Immaginiamo un lampo nella notte: dura un attimo, è brillantissimo poi scompare. Come fare a capire da che direzione è venuto? Cosa l’ha prodotto?

Sono queste le domande che si ponevano gli scienziati americani che cercavano di interpretare i dati raccolti dai primi rivelatori per raggi gamma, messi in orbita dal Dipartimento della difesa americano, allo scopo di controllare l’applicazione dei patti sulla messa al bando degli esperimenti nucleari nell’atmosfera.

Poiché l’esplosione di una atomica produce, tra l’altro, radiazione gamma, tra il 1963 ed il 1970, i laboratori di Los Alamos costruirono sei satelliti VELA, muniti di rivelatori omnidirezionali di raggi gamma che dovevano tenere sotto controllo tutta la Terra.

In verità, al momento della ratifica del trattato ci si era chiesti se l’esplosione di una supernova potesse essere confusa con una esplosione termonucleare. Ci si era però convinti che, vista la rarità del fenomeno, le supernove non avrebbero messo a repentaglio la pace mondiale. I satelliti Vela rivelavano emissioni gamma di origine solare relativamente facile da riconoscere, ma, nel 1969, si trovò un evento che non appariva venire né dal sole né dalla Terra. Si trattava di un evento molto intenso che per qualche secondo aveva offuscato il resto del cielo gamma. Per localizzarlo, i satelliti Vela avevano usato la tecnica del tempo di volo che, a partire dalla differenza del tempo di arrivo dello stesso evento registrato da vari satelliti, permette di calcolare, più o meno precisamente, la direzione d’arrivo. I satelliti Vela erano in grado di localizzare l’evento all’interno di diversi gradi, abbastanza per escludere il sole ed i pianeti ma totalmente insufficienti per identificare la sorgente celeste. Tre anni dopo, il conteggio degli eventi inspiegabili ed intensissimi era arrivato a 16 e nel 1973 la notizia della scoperta, non più coperta da segreto militare, veniva resa nota alla comunità scientifica mondiale.

Di che cosa si trattava? Quale oggetto celeste era responsabile del flusso che accecava gli strumenti per poi scomparire immediatamente?

Il grande astrofisico John Bahcall amava dire che in astronomia si vive una situazione simile a quella che si incontra nel mercato immobiliare dove le caratteristiche che rendono una proprietà più desiderabile di un’altra sono tre: la posizione, la posizione, la posizione.

Infatti, per poter dire quale fosse il corpo celeste responsabile dell’emissione bisognava avere una posizione precisa del lampo e sperare di poterlo identificare con qualche oggetto celeste noto. Questo avrebbe permesso di avere un’idea anche della loro distanza: il punto cruciale di qualunque storia astronomica. Poiché i lampi gamma (gamma-ray bursts, in inglese) sembravano provenire da regioni qualunque nel cielo, si scelse di utilizzare strumenti in grado di scrutare tutto il cielo, posizionati il più lontano possibile, nello spazio interplanetario, per poter sfruttare al meglio la tecnica del posizionamento basato sulla differenza dei tempi di arrivo tra i diversi satelliti.  La relativa semplicità tecnica degli strumenti e il loro peso contenuto fece sì che fosse possibile ospitarli su missioni già programmate, evitando i ritardi che normalmente si registrano tra la scoperta di un nuovo fenomeno ed il suo studio dettagliato mediante l’uso di sistemi spaziali. Nel  ‘79 la rete di satelliti era già operativa.

La triangolazione e la rete interplanetaria

Per capire come funziona la triangolazione interplanetaria,  supponiamo di disporre di due satelliti S1 ed S2 attivi simultaneamente in posizioni diverse (ma ben note) nello spazio interplanetario. Il burst è schematizzabile come un fronte d’onda piano che viene rivelato dai due satelliti in tempi che differiscono di un t  che è lo strumento prezioso che ci consente  di calcolare l’angolo  che definisce il cono delle possibili direzioni d’arrivo.

l burst gamma può essere arrivato da qualsiasi punto dell’anello 1-2. Se i satelliti disponibili fossero tre, si potrebbe ripetere la stessa analisi tra S3 ed S2 (o S1, converrà scegliere i satelliti tra di loro più distanti) ed ottenere un anello 3-2 che intersecherà la curva c in due punti che rappresenteranno le direzioni d’arrivo possibili.

La possibilità di usare un quarto satellite toglierebbe ogni ambiguità, ovviamente all’interno degli errori di determinazione degli angoli  1 e  2. Gli anelli hanno per “spessore” l’errore nella determinazione degli angoli. Per questo è opportuno utilizzare satelliti quanto più possibile distanti tra loro capaci di registrare il tempo di arrivo del burst con quanta più precisione possibile. E’ chiaro che per ottenere prestazioni elevate si può agire sull’uno o sull’altro parametro. A parità di prestazioni degli strumenti quello che paga è la maggiore distanza possibile tra i satelliti che hanno a bordo i rivelatori. Questo spiega perché le sonde interplanetarie siano state di così grande importanza per lo studio dei burst gamma. Grazie all’entusiasmo suscitato dalla recente scoperta, diverse sonde interplanetarie vennero equipaggiate con rivelatori di lampi gamma. Si trattava di Helios2, in orbita intorno al sole, del Pioneer Venus Orbiter, in orbita intorno a Venere, e delle sonde sovietiche Venera 11 e 12 al di là di Venere. Anche rivelatori in orbita intorno alla terra possono contribuire al miglioramento della posizione. Per questo la prima “rete” interplanetaria comprendeva anche otto satelliti in orbite basse: il sovietico Prognoz e gli americani Solar Maximum Mission, Einstein Observatory, Vela 5a,5b, 6a e 6b e l’International Sun Earth Explorer 3, in orbita al punto Lagrangiano.  Grazie a questa “rete” si sono ottenute delle ottime triangolazioni di burst gamma: si è trattato di una settantina di eventi che, in virtù della rivelazione simultanea di più rivelatori, sono stati posizionati con precisione tanto migliore quanti più satelliti si son potuti usare. Ovviamente la probabilità che un evento venga rivelato dipende dalla sua fluenza: eventi più intensi avranno probabilità maggiore di essere rivelati da diversi strumenti (che funzionano con logiche leggermente diverse) e potranno essere posizionati con maggiore accuratezza.  Campione indiscusso di questa epoca eroica è stato l’evento del 5 marzo 79 noto come GRB 790305b (i lampi gamma vengono indicati con la data delle rivelazione con la notazione americana anno-mese-giorno e una lettera per distinguere gli eventi avvenuti nello stesso giorno, questo era il secondo del 5 marzo 1979) brillantissimo visto da 9 satelliti. La sua localizzazione ha potuto essere fatta sfruttando tre a tre i 9 satelliti disponibili: grazie a questa notevole ridondanza (oltre che ad un tempo di salita di appena 0.25 msec) GRB790305b ha una scatola d’errore piccolissima 6″x30″,che coincide con un resto di supernova N49 nella grande nube di Magellano. Tuttavia, paragonare dati di 9 strumenti aveva richiesto molto lavoro e la possibile sorgente di questo lampo è stata annunciata 3 anni dopo il burst quando è evidentemente troppo tardi per andare a cercare qualche traccia dell’evento.

Strumenti dedicati e IPN ringiovanito

Per velocizzare il posizionamento è meglio disporre di un unico satellite progettato per questo.  Il primo è stato Batse a bordo del Compton Gamma-Ray Telescope, lanciato nel 1990. La sua risoluzione angolare era abbastanza grossolana ma il risultato era immediato. Batse ha scoperto che i GRB sono uniformemente distribuiti sulla volta celeste (quindi o sono molti vicini o sono molto lontani) e che si dividono in due grandi gruppi quelli corti e quelli lunghi con una divisione netta a 2 secondi.

Nel 1997 viene lanciato BeppoSAX che ha dato contributi fondamentali alla comprensione del fenomeno GRB scoprendo l’esistenza della luminescenza residua in X, cosa che ha permesso l’identificazione ottica dei GRB lunghi che risultano avvenire in lontane galassie e, in alcuni casi, sono collegati all’esplosione di una supernova. BeppoSAX finisce la sua missione nel 2002, quando viene lanciato Integral raggiunto nel 2004 da Swift: entrambi che sono capaci di posizionare con precisione i GRB. Poi è la volta degli strumenti gamma di alta energia come Agile, lanciato nel 2007, e Fermi, nel 2008. Fermi ha a bordo una strumento dedicato allo studio dei GRB che ricalca un po’ le orme di Batse. Si chiama GBM, è molto sensibile a rivelare il segnale, meno bravo a posizionarlo, cosa che deve essere fatta in generale da Swift grazie ad un ripuntamento rapido sulla regione di interesse.

A 16 anni dal lancio, Swift continua a funzionare egregiamente: ha regalato agli astrofisici oltre 1.400 lampi gamma, 10% dei quali sono lampi corti. Per tutti ha rivelato la controparte X mentre quelli con una controparte ottica sono grossomodo la metà del totale.

Tuttavia, nonostante le splendide capacità di Swift che, con il suo telescopio X, posiziona la controparte dei lampi gamma in pochi minuti, il sistema IPN continua a funzionare per l’ottimo motivo che ai suoi rivelatori omnidirezionali nessun segnale intenso può sfuggire (mentre può succedere che Swift stia puntando in un’altra direzione, oppure si trovi nell’ombra della Terra nel momento di arrivo del segnale). Inoltre, la versione attuale dell’IPN (che si è rinnovato con le nuove sonde lanciate nel corso degli anni) costa poco e viene gestito da poche persone con decenni di esperienza.   Come abbiamo già detto, l’IPN è un sistema che funziona al meglio per lampi brevi e molto intensi come quello del 15 aprile 2020 costituito da un unico impulso durato poco più di un decimo di secondo che ha colpito prima il rivelatore russo a bordo della missione NASA Mars Odyssey (che orbita Marte dal 2001), poi ha viaggiato per 6,6 minuti prima di colpire il rivelatore (sempre russo) Konus a bordo della sonda Wind della NASA posizionata in L1 (tra le Terra ed il Sole) per raggiungere, 4,5 secondo dopo, i satelliti in orbita terrestre dove è stata rivelata Fermi, Integral, Swift e ASIM (Atmosphere-Space Interaction Monitor sulla Stazione spaziale). La direzione di arrivo del segnale era fuori dal campo di vista del Burst Alert Monitor di Swift ma anche le informazioni registrate da Swift sono state utili per la triangolazione.

Alla fine, sette ore dopo l’evento, la posizione IPN è caduta giusto sulla galassia dello Scultore NGC 253 a 11,4 milioni di anni luce da noi, eccezionalmente vicina nel panorama dei lampi gamma che sono eventi cosmologici a distanze che si misurano in molti miliardi di anni luce. L’evento, chiamato GRB200415A, ha una curva di luce molto particolare con una salita rapidissima verso il picco di emissione (appena 2 msec) seguita da una discesa che esaurisce l’emissione in 160 msec.

La rapidità è veramente estrema e ricorda l’evento del 5 marzo 1979 oppure quelli visti avvenire nella nostra galassia a opera di stelle di neutroni straordinariamente magnetiche, le magnetar, che emettono lampi brevissimi a spese del campo magnetico. GRB200415A sarebbe il Magnetar più lontano mai visto

Un risultato niente male per il vecchio (ma sempre rinnovato) sistema IPN che posiziona con una tecnica geometrica che sembra essere invecchiata benissimo. L’esperienza acquisita nel tempo ha velocizzato le operazioni, un successo dovuto alla dedizione del piccolo gruppo che, negli anni, ha imparato a gestire i dati in modo ottimale. E’ difficile essere competitivi con strumenti della sofisticazione tecnologica di Swift o INTEGRAL, ma qui quello che conta è il fattore umano: siamo di fronte ad un esempio di straordinaria perseveranza.

Il cielo è di tutti

di: Patrizia Caraveo

Professoressa, nel 2009 è stata insignita del Premio Nazionale Presidente della Repubblica. Nel 2014 Women in Aerospace Europe le ha conferito l’Outstanding Achievement Award e Thomson Reuters l’ha inserita nella lista degli Highly Cited Researchers, oltre a ricevere il titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. 

L’articolo completo è disponibile su SPAZIO MAGAZINE


Mentre combattiamo per non farci travolgere dalla preoccupazione, cambiamo prospettiva e seguiamo il consiglio di Stephen Hawking che diceva “Remember to look up at the stars and not down at your feet. Try to make sense of what you see and wonder about what makes the universe exist” (ricordati di guardare in alto verso le stelle e non in basso, verso i tuoi piedi. Cerca di capire quello che vedi e interrogati sull’Universo). La grande bellezza celeste è lì ad aspettarci.

Basta alzare gli occhi e il cielo è a vostra disposizione senza bisogno di prenotazione né di biglietto. Vi siete mai chiesti come mai cosmologia e cosmetica abbiano la stessa radice? Cosmo significa bellezza, ma per poterne fruire occorre un ingrediente essenziale: il buio. Apparentemente disponibile in quantità illimitata in tutto l’Universo, il buio è invece merce rara nella nostra illuminata civiltà. Per vincere l’oscurità ci dotiamo di un’illuminazione eccessiva e disordinata dimenticando che, per essere utile, la luce deve essere rivolta verso  il basso, dove noi viviamo, e non verso l’alto, dove splendono le stelle. Si chiama inquinamento luminoso ed è, al tempo stesso, uno spreco economico e un danno culturale perché, illuminando male la notte, spegniamo le stelle e perdiamo uno degli spettacoli più emozionanti che la natura ci offre. 
Non parliamo solo delle grandi città, l’inquinamento luminoso è subdolamente presente anche in luoghi appartati perché la luce dei centri urbani viene diffusa delle particelle presenti nell’atmosfera e forma dei vasti aloni. 
Ciascuno di noi, guardando il cielo ha una percezione soggettiva di quanto buio sia il luogo dove si trova, ma, per avere una visione globale, bisogna andare nello spazio e fotografare la Terra di notte. In condizioni naturali, l’emisfero non illuminato dal Sole dovrebbe essere perfettamente buio, con i più ricchi illuminano (e sprecano) molto di più degli altri e, man mano che le nazioni aumentano i loro standard di vita, aumentano le loro emissioni luminose. I satelliti misurano la luce dispersa (e sprecata) verso l’alto e i loro dati, corroborati da misure fatte al suolo, possono essere utilizzati per costruire mappe mondiali dell’inquinamento solo quando serve, del colore giusto e non eccessiva, possiamo vedere dove mettiamo i piedi ed ammirare le stelle. Offrire un bel cielo è un valore aggiunto per le località turistiche che possono così sperare di attrarre visitatori alla ricerca dall’alto, dalle megacostellazioni di satelliti che vogliono coprire la terra come una ragnatela per fornire il segnale internet veloce a tutte la parti del mondo che non ricevono questo servizio e sono disposte a pagare l’eccezione degli incendi causati dai fulmini nelle foreste e delle aurore boreali. Invece, i dati dei satelliti metereologici (fatti funzionare eccezionalmente durante la notte) ci mostrano che la Terra di notte brilla delle luce delle sue città, delle strade, dei parcheggi, dei cartelloni pubblicitari, oltre che degli incendi (in gran parte non naturali) delle foreste e di quelli che bruciano il gas liberato dall’estrazione del petrolio.
La perdita delle stelle non deve preoccupare solo gli appassionati e gli astronomi professionisti. Perdere le stelle è un danno per ciascuno di noi perché il cielo ha una grande valenza culturale. La buona notizia è che il danno non è irreversibile. Scegliendo bene l’illuminazione, che deve essere direzionale, cioè solo verso il basso, intelligente, cioè accesa del buio. Per questo stanno nascendo i parchi astronomici. Sono delle realtà che testimoniano un rinnovato interesse per il cielo e una nuova coscienza del rispetto della notte che è un ingrediente necessario per la salute delle piante e di tutte le specie animali, tanto quelle diurne che quelle notturne. Una illuminazione eccessiva, e dai colori sbagliati, fa male alla salute, oltre che al buio della notte.
La nuova sfida viene per ottenerlo. Un’idea visionaria, forse meritoria, certo con prospettive di guadagno molto allettanti. Elon Musk ha fatto da apripista ma Jeff Bezos lo segue a ruota insieme ad altri imprenditori che si vogliono affermare nel nuovo panorama della Space Economy. Gli astronomi, all’inizio, non si erano preoccupati: le orbite terrestri ospitano circa novemila oggetti
tra satelliti attivi e non funzionanti e, tranne poche eccezioni, la luce del Sole che riflettono, quando sono ancora illuminati mentre al suolo è già venuto buio, non
dà troppo fastidio. Ma la tranquilla convivenza tra astronomia e satelliti è finita la sera del 24 maggio del 2019 quando un cacciatore di satelliti olandese immortala il passaggio di uno spettacolare trenino luminoso.

Il cielo è parte della nostra cultura e appartiene a tutti noi. Proprio come recita il titolo del mio libro dove ho cercato di sensibilizzare il Elon Musk ha avuto l’autorizzazione a mettere in orbita 12.000 satelliti. Un numero enorme che raddoppia la popolazione totale dei satelliti già in orbita (operativi e non). Da gennaio 2020 i lanci si susseguono al ritmo frenetico di circa 2 al mese. Ogni lancio mette in orbita 60 satelliti che vengono rilasciati uno dopo l’altro e aprono il loro grande pannello solare che quando sulla terra il sole è già tramontato viene ancora illuminato e appare come una luminosa luce nel cielo. Certamente i progettisti non hanno fatto nulla per limitare la riflettività dei satelliti che risultano molto più luminosi di tutti i satelliti già in orbita. 
E la situazione può solo peggiorare. Fa impressione pensare che nessun posto sia al sicuro dalle intrusione dei trenini luminosi che sono stati fotografati persino dalla Stazione Spaziale Internazionale (foto 9). Per fortuna, Space X ha capito il problema e si è pubblico di tutte le età al problema della salvaguardia del cielo.

Il cielo è di tutti, tutti lo devono poter ammirare ma tutti devono contribuire a difenderlo. La grande bellezza celeste è fragile e, purtroppo, è insidiata da molti pericoli. A noi il compito di amarla e di difenderla.

Patrizia Caraveo. Laureata in Fisica all’Università di Milano nel 1977. Dal 2002 direttore di ricerca. Dal 2011 al 2017 è stata direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano (IASF). Ha collaborato a diverse missioni spaziali internazionali dedicandosi all’astrofisica delle alte energie a partire dalla missione  europea Cos-B. Collabora alla missione AGILE dell’ASI, alla missione INTEGRAL dell’Agenzia Spaziale Europea e alle missioni della NASA Swift e Fermi. È responsabile per la partecipazione INAF al progetto Array Telescopio Cherenkov.


IL CIELO E’ DI TUTTI di Patrizia Caraveo, Ed. Dedalo.

Obituary: Al Worden (1932-2020)


Ken MacTaggart, Scotland

He was the command module pilot on the first long-duration Apollo mission, and conducted extensive scientific experiments during his three days of solo orbiting of the Moon.

Alfred Worden, who died aged 88 near Houston, Texas on 18 March 2020, was a member of the select band of only 24 humans to travel to the Moon during the Apollo program of the 1960s and 70s.

Always known as Al, he was one of the liveliest and most approachable of America’s early astronauts, and a regular visitor to Europe.

Worden’s astronaut career started with his selection as a member of NASA’s fifth intake in 1966. He and eight others of his group would go on to make lunar flights. His first assignment was on the Apollo 9 support crew for its 1969 Earth orbit flight, then as back-up Command Module Pilot for the second Moon landing mission, Apollo 12. After that mission returned safely, Worden was selected in late 1969 to fly on the much more ambitious Apollo 15.
After two of his classmates, Jack Swigert and Fred Haise, survived the near-disaster of Apollo 13’s abortive attempt at the third Moon landing, NASA slowed the pace of the Apollo program. Worden’s 12-day flight was eventually launched on 26 July 1971, on the heaviest Saturn V rocket to date. His commander Dave Scott and lunar module pilot Jim Irwin planned to spend a record three days on the lunar surface and conduct wide-ranging geologic exploration, using the first electric two-seater rover vehicle.
While his colleagues landed at the Hadley-Apennine site in the Moon’s northern hemisphere, on a cratered lava plain below some of the highest lunar mountains, Worden orbited the Moon solo in his spacecraft Endeavour.

Worden had a key scientific role complementing the more glamourous surface activities, surveying Falcon’s landing site from above, and mapping a quarter of the lunar globe. He ran an extensive programme of scientific observations with mapping and panoramic cameras, gamma-ray and X-ray spectrometers and a laser altimeter. He put his geologic training to use in landscape observations and he pinpointed the landing site for the final mission, Apollo 17.

Although his orbital role in Endeavour may have seemed less glamorous than landing, it required much more technical flying skill. His three days of solo travel in lunar orbit, half of it spent out of contact with mission control on the Moon’s far side, made a deep impression on Worden. The experience stimulated his unique book of poetry entitled Hello Earth, published in 1974.

When the lander Falcon returned from the surface to lunar orbit, Worden achieved a smooth docking to enable his crewmates and their priceless haul of moon rocks to re-join him in the Command Module. The crew continued experiments in lunar orbit for a further two days and released a small scientific sub-satellite to study the lunar environment. The little satellite continued its independent flight for 18 months, radioing its measurements back to Earth.

The day after leaving the Moon for home, Worden made the first-ever spacewalk in deep space, 300,000 km from Earth. He floated out of the hatch attached to a cord held by Irwin and crawled down the sun-blistered hull of the Service Module to retrieve the data and film cannisters from his scientific instruments.

All previous spacewalks had been in near-Earth orbit, where the planet fills half the view. Now, Worden was floating in the void between Earth and Moon, seeing both as distant globes. Glancing back towards the hatch, Worden was awestruck at what he would later call one of the most amazing sights of his life: “Jim, you look absolutely fantastic against that Moon back there. That is really a most unbelievable, remarkable thing.”

Returning to Earth on 7 August, the Command Module made its flaming re-entry into the Earth’s atmosphere. One of the three parachutes collapsed after deploying, due to damage as the spacecraft vented corrosive fuel, but fortunately only two ‘chutes were required for a safe splashdown. 

Apollo 15 was Worden’s only spaceflight. He and his unlucky crewmates were made something of a scapegoat by NASA in 1972 over souvenir postal covers they carried in their personal kit, a common private practice that management had turned a blind eye to on previous spaceflights. Following a law suit in 1983, the government returned to the crew over 350 stamped envelopes seized by NASA. The judgement concluded that the space agency had either authorised their carriage on the Apollo 15 spacecraft or had known that they were taken aboard.

Already in training as the back-up crew for Apollo 17, the final Apollo Moon landing, Worden and his two crewmates were dropped in favour of a new back-up crew led by John Young.

Alfred Merrill Worden was born in Jackson, Michigan on 7 February 1932, the first son of Merrill and Helen Worden. He had an older sister, Sally, and a younger, Carolyn. Brothers Jim, Jerry and Peter arrived later.
Their ancestry was from Netherlands farmers, and young Alfred spent much of his time working long hours on the family farm, as he recounted in his highly regarded autobiography, “Falling to Earth” (2011). Farm work allowed him to get his driving licence on his fourteenth birthday, and his first car shortly afterwards. He ended up solely responsible for the farm, livestock and crops, and between times became an accomplished pianist.

A break from farming to study at the University of Michigan in Ann Arbor convinced him his future lay elsewhere, and he went on to West Point military academy. That led to the Air Force, then a post as instructor of test pilots.

In 1955 he married Pamela Vander Beek and they had two daughters, Merrill and Alison, but by 1969 the marriage was coming to an end. Divorce had long been taboo for the shiny but unrealistic astronaut image portrayed by the media. Worden’s bosses, now more broad-minded, accepted his decision and allowed him to continue his Moon flight training. He moved across the street from his ex-wife and daughters and remained a part of their life. The protective astronaut wives club, which at first shunned him, relented. He became the first US astronaut whose career survived a divorce.
Worden’s second marriage to Sandra Lee Wilder, a former bullfighter who fought under the name Dixie Lee, did not endure. He married again in 1982 to Jill Lee Hotchkiss, a widow, and adopted her daughter Tamara. That same year Worden ran unsuccessfully in the Republican Primary for Congress in Florida.
Retiring from NASA in 1975, Worden worked on the boards of various aerospace companies, undertook consultancy and travelled widely to lecture. He made appearances on the popular children’s TV show Mr. Rogers’ Neighborhood, which fuelled the fascination of many children with engineering, science and social issues. Later he was an adviser on First Man, the movie bio-pic of Neil Armstrong. Until 2011 he chaired the Astronaut Scholarship Foundation, which provides scholarships to science and engineering students.
Al was man of great personality and energy who enjoyed lecturing and meeting Apollo enthusiasts of all ages. He would chat readily over a vodka on ice and a smoke, a habit he never gave up, even to train for the Moon! But he also had more athletic recreational interests including bowling, water skiing, golf and racquet ball. Al was known for his relaxed and casual style, sporting a wide assortment of gaily coloured, short-sleeved Hawaiian shirts.
Worden died at a rehabilitation centre in the city of Sugar Land, near Houston, Texas, after a fall. He leaves his three daughters and five grandchildren, plus two sisters and two brothers. His wives pre-deceased him.
With his passing, less than half of the 24 humans who travelled to the Moon in the 1960s and 70s remain alive. A family tribute left on his website (alworden.com) fittingly states: “He was an engaging storyteller who touched the souls of many. We have lost another voice from that great Apollo generation.”

As Al himself would often say upon parting: “Cheers!”

Alfred Worden
Alfred Worden training

Tom R. Chambers “My days at the Lunar Receiving Laboratory during Project Apollo”

Andrea Moise (Lunar Sample Laboratory manager) talks with Eunmi Cho, Chambers’s wife, in the Lunar Sample Laboratory. (Image courtesy of NASA.)
(May 25, 2016) Building 31 … after 44 years, I returned to Building 37 (Lunar Receiving Laboratory) at NASA (Houston) where I worked as a research analyst during the Apollo program, 1969-1972. The configuration of the interior of the building was totally different, but I did manage to walk these “hallowed” hallways, and meet some of the current personnel. Andrea Mosie, Lunar Lab Sample Laboratory manager is showing me one of the Lunar rock samples which is bagged and housed in a containment cabinet to prevent contamination. You notice we are wearing “bunny suits” to keep the area pristine. (Image courtesy of NASA.)
This image shows a schematic of the Lunar Receiving Laboratory (courtesy of LIFE magazine). The laboratory where Chambers worked is circled in red. (Image courtesy of LIFE magazine)
The author, Luigi Pizzimenti, inside the laboratories of the Lunar Samples, observing Genesis Rock (Apollo15). Behind him are Ryan Zeigler, Manager, Apollo Curator and Jennifer Knotts, Public Affairs Specialist at NASA.

Il Col. Alfred Worden è deceduto

Credito: NASA

Alfred Worden, (1932-2020) è stato nostro ospite nell’ottobre del 2016 (era la prima volta che veniva in visita ufficiale nel nostro Paese) Furono giorni davvero belli e intensi. “Al” era così, sapeva farsi amare, sempre disponibile e gentile con tutti. L’associazione ADAA, tutti i Soci si uniscono al dolore della famiglia. Alfred Worden è stato protagonista durante il volo di Apollo 15. Pilota del modulo di comando, ha effettuato la prima EVA nello spazio profondo, rilasciando un piccolo satellite. Tornato dal suo epico viaggio intorno alla Luna scrisse: “Ora so perché sono qui. Non per guardare più da vicino la Luna, ma per guardare indietro la nostra casa, la Terra”. – Al Worden Command Module Pilot, Apollo 15 1971.

Col. Alfred Worden

La notizia ufficiale della sua scomparsa è stata diffusa attraverso un messaggio della famiglia via twitter.
Houston, Texas 18 marzo 2020“Il pilota del modulo di comando dell’Apollo 15 Alfred Worden è morto all’età di 88 anni. È con grande tristezza che la famiglia del colonnello Al Worden, (USAF Ret.) CMP Apollo 15 condivide la notizia che “Al” è morto nel sonno la scorsa notte. Grazie a tutti voi per la vostra gentilezza, i vostri pensieri e le vostre preghiere”.

EVENTO SPACE SHUTTLE

A 24 anni dalla missione STS-75 L’Associazione Astrofili VEGA in collaborazione con ADAA organizza dall’8 al 10 maggio 2020 la mostra evento presso il Comune di Sogliano al Rubicone.

Il 9 maggio alle ore 21.45 Serata speciale con due grandi ospiti del mondo astronautico e protagonisti del progetto Tethered:

L’Ingegnere Walter Cugno (Thales Alenia Space) e l’astronauta Maurizio Cheli moderati dal giornalista Luigi Pizzimenti, racconteranno quei giorni di 24 anni fa.

L’equipaggio della missione STS-75

Posti limitati, per prenotare scrivere a info@adaa.it

“On the road to space”

ADAA è lieta di presentare il nuovo lavoro del suo Socio Biagio Cimini, giornalista scientifico e collaboratore di Spazio Magazine. Il foto-book racconta la sua esperienza sulle strade della storia spaziale.

Biagio Cimini

Cimini: “Due anni dopo “Baikonur”, ho voluto continuare il mio percorso di scoperta della storia dell’esplorazione spaziale. “On the road to space”, è il racconto fotografico di un’avventura meravigliosa, che in appena 10 giorni mi ha portato a percorrere oltre 4000 km tra i deserti del sud degli Stati Uniti.

In questo fotolibro ho voluto ricostruire un vero e proprio percorso umano, che dall’osservazione del cielo, ha portato alla sua conquista. Cercavo un posto che, attraverso i propri scorci, potesse parlarmi dell’esplorazione del cosmo, dagli albori della missilistica al neonato turismo spaziale. Ho trovato questo anello di congiunzione tra passato e futuro in una terra ancora misteriosa, silenziosa e affascinante: il New Mexico. Ma il 2019, appena passato, è stato anche l’anno del 50esimo anniversario del primo allunaggio e, per onorare gli eroi del Programma Apollo, ho voluto inserire un apposito capitolo alla fine del fotolibro, con le foto scattate in una giornata passata a Cape Canaveral, prima di iniziare l’avventura in New Mexico.

Senza il sostegno e la fiducia di molti appassionati, questo reportage fotografico sarebbe rimasto chiuso in un archivio privato, destinato solo a stimolare la curiosità di una famiglia e di un gruppo di amici. Da oggi invece, sarà il nostro “patrimonio comune”, per contribuire a divulgare e condividere la passione per lo spazio e alimentare il nostro sogno di volare tra le stelle. Un sogno, che per tutti noi, potrebbe presto diventare realtà…in New Mexico”.

Per richiederne una copia contattare info@adaa.it

Lugano Space Day

EVENTO ANNULLATO A DATA DA DESTINARSI

Araya: “Con la Lugano Space Day desideriamo fare divulgazione in ambito astronomico, astronautico e cosmonautico, celebrando i molti anniversari, decennali e quinquennali, che ricorrono durante tutto l’anno 2020″.

In ben 19 presentazioni divise in 3 parti, della durata variabile tra i 10 e i 60 minuti, ripercorreremo una selezione degli avvenimenti più interessanti di cui ricorre un anniversario. Un’intera giornata di svago spaziale per giovani e adulti, semplici curiosi o appassionati. Vi aspettiamo!

ADAA sarà rappresentata da:

Luigi Pizzimenti Giornalista e storico del Programma Apollo, Presidente di ADAA e direttore scientifico di Spazio Magazine. Nel 2009 ha pubblicato il libro “Progetto Apollo – il sogno più grande dell’uomo”.